Non sempre bastano le parole per esprimersi e per questo talvolta si ricorre alla musica. Essa appartiene a tutti e tutti possono farne uso e ascoltarla: chi ama cantare potrà farlo attraverso il semplice fischiettare in automobile mentre si va a lavoro o l'espressione canora per eccellenza; chi ama invece ascoltarla avrà l'opportunità di tendere l'orecchio al suono degli strumenti di un'orchestra o semplicemente ascoltando le canzoni preferite.
Vedremo ora uno degli strumenti più amati fin da tempi meno recenti, il pianoforte. Si tratta di uno strumento a corde che trova un suo antenato nel clavicordo (uno strumento del Quattrocento che funzionava più o meno avvalendosi dello stesso principio di percuotere le corde) e che deriva da perfezionamenti apportati al clavicembalo, molto simile a entrambi.
Il pianoforte si deve all'invenzione di Bartolomeo Cristofori, un costruttore veneto di cembali alla corte dei Medici; egli aveva dato vita a uno strumento a cui vennero applicati dei martelletti di legno in modo da ottenere non più un suono leggero tipico del clavicembalo bensì regolabile in relazione alla leggerezza o alla forza del tocco.
Ecco dunque che i pianoforti attuali riescono a riprodurre i suoni tramite corde che sono percosse tramite martelletti mossi dalla tastiera.
Si parlava allora del cosiddetto 'gravicembalo col forte e col piano' proprio per indicare la possibilità di graduare l'intensità del piano e del forte; fu introdotto inoltre il cosiddetto scappamento ossia un meccanismo che consente al martelletto di tornare indietro dopo che la corda è stata percossa così da lasciarla libera di vibrare.
A questa prima invenzione vennero apportati miglioramenti e i continuatori di tale ideazione si trovarono non solo in Italia ma anche in Inghilterra, in Germania, in Austria e in Francia in cui i costruttori si affaccendarono nella costruzione di pianoforti sempre più moderni e perfezionati.